Non siamo all’altezza, non siamo abbastanza, non siamo come si deve, non siamo come vorremmo, non siamo come vorrebbero: non siamo perfetti e finisce che “non siamo” e basta.
E quando smettiamo di essere, smettiamo di esistere annientati dal vortice dell’estenuante ricerca di qualcosa che forse non raggiungeremo mai.
In questo incedere senza meta e senza riposo l’estetica e la visione Wabi ci appare come un rifugio o almeno una tregua in mezzo a questo divenire ansiogeno e caotico.
La filosofia Wabi Sabi è una visione del mondo giapponese che si fonda sull’accettazione della transitorietà ed imperfezione delle cose, è la bellezza incompleta, imperfetta ed impermanente.
Il Wabi Sabi sarebbe tutto ciò che è autentico perché in grado di nutrire 3 verità:
- nulla dura.
- nullanè finito.
- nulla è perfetto.
Come il sensucht per i romantici, e il fascino dei decadenti un oggetto è wabi-sabi se provoca in noi una serena nostalgia e malinconia, per wabi-Sabi si intendono l’unicità e la stranezza tipiche della produzione artigianale che aggiungono eleganza all’oggetto, in un parallelismo con la vita invecchiando si acquista una sempre più marcata connotazione wabi/sabi.
La desolazione nel buddismo é vista come liberazione dalla materia ed ha un’accezione positiva, e nel momento storico attuale la filosofia wabi/sabi appare davvero come uno scenario antitetico ed apocalittico, nuovo e non di ritorno, ma forse di conquista e senza dubbio liberatorio.
Con Rosa Cipria abbiamo voluto celebrare questo concetto del tutto atemporale e slegato da mode o trends con una collezione materica, in cui l’irregolaritá si rispecchia nelle forme delle perle e nei fili attorcigliati, annodati ed intricati come il bandolo della matassa, in una piccola metafora dell’esistenza.